Lo studio ARCO-Architettura capogruppo del progetto vincitore del concorso internazionale
Il concorso per il nuovo Museo MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano) di Ferrara ha portato all’individuazione della migliore proposta progettuale volta a recuperare il complesso delle ex Carceri di via Piangipane per farne un museo che divulghi la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo ed ospiti convegni e mostre sui temi della pace e della fratellanza tra i popoli. Il mondo dell’architettura nazionale ed internazionale ha partecipato numeroso fornendo proposte interessanti e di elevata qualità progettuale.
Il progetto vincitore, scelto tra 52 proposte esaminate dalla Giuria composta dal prof. Roberto Bonfil, dagli archh. Guido Canali, Margherita Guccione, Carlo Magnani e presieduta dal Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici Carla Di Francesco, ha convinto anche per la sua forte espressività simbolica e l’equilibrio compositivo.
La concezione architettonica della struttura “è aperta” ed “il Museo è anche parco, limite, percorso, libro, piazza, strumento di comunicazione”; il vetro ne è protagonista e plasma lo spazio organizzato in una struttura trasparente permettendo uno scambio interno/esterno. Il museo, che si svilupperà con una superficie di 8000 mq circa, è “come un diaframma permeabile” che simbolicamente parla alla città con la narrazione incisa sulle pareti diafane.
La Giuria ha inoltre assegnato un premio al secondo ed al terzo qualificato e 5 menzioni (dal quinto al nono classificato) ed una segnalazione speciale, senza premio in danaro, al progetto classificatosi al quattordicesimo posto.
Il primo premio, allo studio STUDIO ARCO-Architettura di Bologna, rappresentato dall’ ing. Mauro Checcoli, ha avuto la seguente motivazione: “per la qualità della soluzione proposta che vede un intervento misurato e flessibile, di grande permeabilità urbana. Notevoli le potenzialità comunicative sul piano simbolico”. Al vincitore verranno assegnati 60.000 euro e conferita la progettazione della struttura museale che avrà un costo presunto di 30.000.000 di Euro.
Il nuovo Museo diverrà allora luogo privilegiato in cui conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano e una sua sezione sarà dedicata alle testimonianze delle persecuzioni razziali e della Shoah in Italia. Saranno organizzate attività didattiche, manifestazioni, incontri nazionali e internazionali, convegni e mostre.
Il MEIS è stato concepito come un parco urbano, attraversabile dai cittadini per raggiungere il centro storico o le nuove aree urbane della Darsena e oltre.
Come un diaframma permeabile, l’edificio deve essere capace di aprirsi e modificarsi per stringere relazioni con la città e il suo contesto civile, naturale, storico e fisico. L’architettura proposta è aperta, il Museo è anche parco, limite, percorso, libro, piazza, strumento di comunicazione. Diviene un luogo da attraversare, scoprire, ricordare, usare, amare. I cinque edifici nuovi tendono a lievitare leggeri e luminosi nello spazio, ma sono come richiamati a terra dal solido, massiccio parallelepipedo di rossi mattoni delle celle: il vecchio e il nuovo, insieme, simboleggiano il passato e il futuro, un futuro senza più ignoranza e sospetti, fatto di amicizia, conoscenza e ricchezza comune.
I corpi di fabbrica sono i contenitori dei temi e dei percorsi ma essi stessi comunicano il loro contenuto: passi salienti della Torah e degli altri libri dell’Ebraismo, riportati sulle pareti, vetrate e opache, diventano parete essi stessi, prospetti urbani e nello stesso tempo dispositivi per filtrare e regolare la luce negli spazi espositivi. Gli edifici-libro toccano terra in pochi punti e consentono anch’essi quella forte permeabilità voluta dal progetto. Il corpo C forma l’asse di collegamento, la spina dorsale di tutto il nuovo MEIS, ricordo di sofferenza, ma anche vivo percorso pulsante, dotato di nuove funzioni, librarie, didattiche, di servizio.